mercoledì 6 aprile 2011

Una montagna di ...erba

A Peppino Impastato bastava contare fino a 100 per giungere, passo dopo passo, fino all'abitazione di uno dei maggiori esponenti della mafia di Cinisi.
A me, ormai espatriata da anni alla ricerca di un futuro migliore, non è concesso sapere chi controlla o almeno fa parte della malavita di Carosino, un po' perché, oltre che straniera nella mia terra, sono estranea alla vita sommersa, taciuta e sussurrata di questo paese, ma anche perché in questo centro abitato i modi di fare "criminali" sono assai diffusi, consolidati e condivisi.
E non parlo di strani regali accettati da chi sta ai piccoli vertici assicurando, in cambio, il disinteresse e il silenzio, non parlo nemmeno di brogli, appalti e raccomandazioni. Non ne parlo perché non sono in grado di provare accuse di questo genere, che alla fine restano voci alimentate da una popolazione che vive di piccoli scandali e facili giudizi.
Parlo, invece, dei piccoli crimini quotidiani perpetrati dalla popolazione carosinese ogni giorno, tanti, troppi perché riesca a descriverli in modo esaustivo.
Oggi mi concentrerò su uno solo di essi.

A me sono bastati 10 passi dalla casa della mia famiglia per giungere alla prima discarica raggiungibile del paese. Una discarica verde, o almeno lo era stata vagamente nell'atto della sua costituzione, quando abitanti delle abitazioni vicine hanno cominciato ad accumulare in quel lembo di terra spoglia tra la strada e il campo incolto i rami dei loro interventi di potatura (naturalmente di giardini privati), "residui" che gli organi del Comune del paese addetti avrebbero dovuto ritirare e riciclare adeguatamente. E con il tempo, molti individui hanno deciso che sarebbe stato più comodo gettare lì mobili rotti, buste della spazzatura, immondizie varie, nonostante la presenza di ben due cassonetti esattamente su quel marciapiedi ("ma che fatica, che schifo aprirne il coperchio!!!"). E così certi residenti pipitari hanno creato una piccola discarica abusiva marcescente in via Michelangelo Buonarroti, di fronte al civico 1, e agli altri non è evidentemente dispiaciuto averne una nel proprio quartiere.

Oggi, 28 febbraio 2010, mia madre ha festeggiato il suo compleanno e mio padre ed io abbiamo deciso di regalarle un marciapiedi pulito, un'uscita dal portone del condominio priva del solito senso di disgusto e ribrezzo per le condizioni della nostra via, ignorate dagli altri Carosinesi e dal Comune di Carosino.
I rami rappresentavano e nascondevano i piccoli crimini di ognuno di noi, anzi, lasciatemelo dire, di ognuno di voi, messi allo scoperto dal lavoro di un uomo impegnato e umile, un uomo capace di comprendere che il rispetto per la propria casa passa anche per la cura della propria strada, della propria città, della propria terra.

Sembra una lezione quasi impossibile da insegnare a chi, a soli poche centinaia di metri dal centro abitato, in quella che dovrebbe essere la nostra campagna, il luogo delle passeggiate, della crescita dei nostri prodotti tipici, la location dei nostri pic-nic, scarica invece qualsiasi cosa. Naturalmente abusivamente. Igienici, materassi, lamiere e pezzi di ferro, pneumatici, armadi e mobili, scarti di materiali edili, prodotti ittici e agricoli marci, poltrone, stendini, mattoni, e quant'altro sono il panorama consueto della campagna carosinese, trasformano l'odore dei tratturi a pochi passi dalle ultime case, deformano e distruggono l'aspetto e l'identità di questa terra.
E i Carosinesi non fanno niente, anzi alcuni di loro producono queste discariche. Gli altri stanno a guardare o fanno finta di niente. Preferiscono fossilizzarsi sui fatti privati degli altri (il Grande Fratello Carsunese), chiacchierare, giudicare, condannare, e ancora ostracizzare, allontanare, ghettizzare, distruggere.
E il Comune di Carosino non fa nulla. Se c'è un responsabile delle questioni ambientali, o un organo preposto, pare che non si interessi dello stato delle strade e delle campagne del paese. Evidentemente anche qui ci sono fatti (o voci?) più importanti di cui tener conto.

Questi, a parer mio, sono crimini. Crimini contro l'ambiente, crimini contro la vivibilità di un centro abitato, crimini contro lo sviluppo. Crimini contro i diritti di ogni cittadino di vivere in una città pulita, valorizzata, civile.
Ognuno di quei piccoli misfatti è ora simbolicamente impilato in via Michelangelo Buonarroti e sarà "nu fucarazzo" in cui mio padre (e quanti vorranno partecipare il 19 marzo prossimo) darà fuoco anche ai comportamenti incivili, omertosi e menefreghisti di molti Carosinesi.
La montagna di erba che s'innalza davanti a casa mia ha un significato preciso: è un piccolo gesto
di lotta per rendere migliore questo paese.

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