venerdì 31 gennaio 2014

Piena dell'Arno - quando l'onda non arriva

Pisa, la città con l'Arno dentro


Fotoracconto di una di quelle persone che stavano a curiosare. Scoprendo che non è stato l'esercito o la protezione civile o la prontezza dei pubblici decisori a salvarci dall'esondazione dell'Arno, ma l'assenza del Libeccio.

 



































mercoledì 22 gennaio 2014

Dicono di me

Una qualche forma di insicurezza e mancanza di consapevolezza di me mi porta ad essere fortemente radicata in alcune convinzioni su me stessa, e altrettanto curiosa di sapere cosa vedono in me gli altri, con quali aggettivi mi rappresentano, come appaio... per poi chiedermi come sono veramente.
Mettermi costantemente in discussione è il gioco che mi piace di più.

1 _ insensibile ma col cuore
"Potrai anche dare l'impressione di essere una persona insensibile, ma hai un gran cuore e qualcuno ne approfitta"
a. Con valore attivo, privo della capacità di sentire, inerte, inanimato: corpi i.; la materia i.; in un suo gran pensier tanto penètra, Che par cangiato in insensibil pietra (Ariosto). (...) In relazione alla sensibilità spirituale e morale, o estetica, che non si lascia smuovere o commuovere, che si mostra impenetrabile a qualche sentimento. [Treccani]

2 _ quadrata
"una personcina quadrata, poi quel nome le fa da scudo a tutto"
b. (fig., fam.) [di persona, mentalità e sim., che ragiona bene e con molto senno: un uomo q.] ≈ assennato, equilibrato, giudizioso, misurato. [Treccani]

3 _ ice
"ice girl"
(...)

4 _ dolciona
"Fatemi salutare la moretta... Sei molto molto carina.Ciao dolciona!"
Da ricerca in rete, usato per indicare prodotti molto dolci, quasi stucchevoli. Se ne deduce che, di persona, indichi la sua dolcezza, in termini accrescitivi.

4 _ mastermind
"tu sei veramente blu, totally blu"
[mtbi]

martedì 21 gennaio 2014

Solitudo Solitudinis

Delle scelte
Degli amici
Delle delusioni
Del per sempre
Dei figli

Troppo materiale per un solo post.


domenica 19 gennaio 2014

Diventare adulti

"adulto che non può vivere da adulto"

Scrissi questo appunto più di un mese fa, pensavo con rabbia a come non sia concesso a noi trentenni di vivere una vita da trentenni, cioè da ADULTI senza rinunciare ad una qualità della vita che ci soddisfi e che sia adeguata all'essere appunto non più studenti, ragazzi, giovanotti.

Stanotte ci ho ripensato.
All'essere adulti, più che al vivere da adulti.

Mi son svegliata alle tre, per un impellente bisogno di fare pipì: forse la pioggia scrosciante e continua degli ultimi giorni, forse i ritmi biologici che si allineano a quelli del gatto, forse la difficile digestione dei piatti a base di cinghiale dell'outdoor aziendale che mi ha costretta a bere litri di acqua imbottigliata, non saprei, ma eccomi nello sforzo immane di liberarmi dai tre strati di piumoni plaid & co. per correre in bagno.
Ma la cosa non fila liscia come si può desiderare nelle ore più buie della notte quando la vescica tiranneggia su ogni funzione vitale (e intellettiva): tiro la cordicella non più elastica che tiene su il pantalone del pigiama di cotone e tratataaaaaaaaaà, si spezza.
Resto immobile qualche decimo di secondo, svegliandomi dal torpore dei sensi e accorgendomi che sono intrappolata nel mio pigiama di hello kitty, maledetta.
Tiro, forzo, strappo, il pigiama non fa resistenza e in pochi attimi é a brandelli sul pavimento del bagno. Lo guardo con aria dispiaciuta mentre lo svuotamento della sacca vescicale mi produce una sensazione piacevole come il principio di un orgasmo o un giramento di testa o qualcosa del genere.

Avevo acquistato quel pigiama da H&M in un centro commerciale a Roma, forse Euroma2. Mi era piaciuto perché in supersaldo a meno di 15€, se la memoria mi accompagna, e perché hello kitty era solo una scusa per un pigiama coi pantaloni a pois. Allora avevo ancora bisogno di pretesti da addurre a me stessa per mentire sul mio egocentrismo e un innato cattivo gusto. Ero all'ultimo anno di università o forse il primo di lavoro, ma il mio senso di responsabilità fortissimo mi tratteneva dallo spendere in modo superfluo o non oculato o non ben ponderato. Avevo tutti i pigiama di mia nonna, morta prematuramente, da usare, chiusi in uno scatolone di cartone ingombrante, sul mobile scuro nel corridoio della casa di Porta Metronia, quella cui si incendiò la lampada nell'ingresso...

Ero già adulta?
No, affatto.


La scorsa notte quel pigiama mi ha lasciata, dopo più di sette anni insieme. Hello kitty è morta. Ora posso indossare il pigiama di lana scintillante della nonna defunta e ascoltare Lou Reed la domenica alle 13:52, saltando il pranzo 'che non ho voglia di cucinare e 'che ho fatto colazione tardi, e rispondendo col vivavoce ai miei genitori che si ostinano a chiamarmi ogni giorno da più di dodici anni ricordando loro che ci siamo sentiti meno di 12 ore prima e che non potevano esserci novità, tant'é che non ce n'erano nemmeno di carattere meteorologico. Ancora pioveva.

Sono adulta?
No, affatto.

Non lo sarò nemmeno quando il mio stipendio mi consentirà di prendere in affitto un modesto bilocale da sola. Non lo sarò nemmeno quando avrò finalmente trovato la mia strada o mi sarò arresa al fatto che, in un contesto storico come questo, qualsiasi strada potrebbe essere la mia... prima che sia troppo tardi e mi ritrovi seppellita sotto quella medesima strada. Non lo sarò ancora per molto...

Mi viene in mente una canzone di De Andrè, ascoltata il giorno in cui son ripartita dalle lunghissime soporifere distruttive vacanze natalizie dai miei. Ad un certo punto, mentre osservavo allo specchio le occhiaie da poco sonno, le parole "passano gli anni, i mesi, e se li conti anche i minuti, è triste trovarsi adulti senza essere cresciuti" mi riportano alla realtà mia e di una parte cospicua della mia generazione. Certo, qui si parla di crescita dimensionale, fisica, di fanciullezza del corpo che contiene in realtà un adulto... ma in un attimo mi viene in mente un'altra canzone, interpretata da Battiato, e una frase che si è infilata come una spina nei miei giorni "c'é voluto del talento per riuscire ad invecchiare senza diventare adulti". Esattamente il contrario. Il corpo che va avanti, mentre quella cosa invisibile tra testa, pancia e cuore resta ferma, in una palude stagnante di fanciullesche illusioni o poco più.

Davvero non possiamo vivere da adulti ma ormai lo siamo?
O forse ci copriamo di alibi e scuse, e continuiamo a non crescere?
A credere negli amori strappacapelli [cit. sempre De Andrè, che mi perdoni]?
A ricercare all'infinito qualcosa che esiste solo nella nostra immaginazione di bambini e bambine cresciuti con una certa educazione che pesa sulle nostre scelte e non scelte?
A pensare ad una felicità perfetta come egoistica realizzazione di qualcosa che non sappiamo nemmeno cosa sia?

Nemmeno a farlo apposta durante l'outdoor aziendale ci propinano il video del già letto tanti anni fa e già sentito in tutte le salse L'UOMO CHE PIANTAVA GLI ALBERI di Jean Giono. Mentre con la testa ero altrove, rileggevo nei pensieri un sms pesantissimo che mi era giunto da poco, con le palpebre verso l'alto e il colanaso, presa dal tentativo di apparire commossa solo dal film, mi giungono alle orecchie poche parole decisamente illuminanti...

[insomma un post sulla percezione selettiva!!! :-)]

...(al minuto 12:00 circa di questo video ) parole come "immaginare l'avvenire in funzione di se stessi e della ricerca di una qualche forma di propria felicità" paragonate alla dedizione con cui un uomo, da solo, ha cambiato le sorti di un pezzo di Paese e di un certo numero di persone, segnandone per sempre ogni possibilità di presunta felicità.

Io ho deciso da tempo di diventare adulta.
Ora hello kitty è morta.
Forse è arrivato il momento?

Voglio scegliere per me e per il mio Paese.
Voglio essere determinante senza arroganza, facendo quello che posso, al meglio.
Non voglio arrendermi alle difficoltà.
Voglio apprezzare la solitudine, se la vita non mi metterà nessuno accanto.
Voglio apprezzare la compagnia di me stessa e il tempo che mi é stato concesso.
Nemmeno io voglio accontentarmi, ma nemmeno voglio illudermi.
Voglio che la serenità abbia il suo degno posto accanto, sopra, sotto, intorno alla felicità.
Al concetto di felicità.
Voglio curarmi del compito che io darò a me stessa.
Non voglio più lagne.
Voglio dar peso solo alla bellezza. Il resto cercherò, come posso e fin dove arriva lo sguardo, di renderlo bello o di 'vederlo bello'.
E poi la passione. La passione e la gentilezza.
Voglio essere questo tipo di adulto.
E questo adulto sono già.

Un po' quello che si diceva a proposito di speranza e fiducia.
Bisogna avere fiducia in se stessi anzitutto.
Bisogna crederci ed esserne convinti, di potercela fare, di poter dare il proprio contributo.
Di potersi dire adulti.

Addio hello kitty.

venerdì 10 gennaio 2014

Osate cambiare strada... ma siate consapevoli che potreste poi non averne una.

Il dramma di chi osa cambiare e cercare nuove strade.
Ipostasi del mio curriculum vitae.

E dell'incapacità di chi dovrebbe valutare di capire i perché del coraggio.



mercoledì 1 gennaio 2014

IL CANTASTORIE | Canzone popolare in dialetto gioese-tarantino

[le parti in corsivo sono cantate]
[le parti in grassetto sono istruzioni]



Longa longa e mazza mazza
Uecchje stuert e cu'u pisciosc
Menza lenga e moscia moscia
Quant'è bella, Marianto'!

Fasc'a ammore cu'u lambron
E ste tutta p'tt'lacchia
Quann lav quera racchia
Vvi cce ste cumbin mo'

RIT.
SolistaA zzit ste commoss fin'all'oss
Ste nchian u zit e fasc tant mosse
CoroMamma lu zit ven zum zum zum
Pigghja la seggia e falla zittà
Paraparapì paaparapà
Dall'u pan e fall mangià
Paraparapì paaparapà
E dopo chicch'e checch che bellezz
S' vas'n e s' fasc'n l' vezz

Russ'tidd e malupin
È stu zit ca s'acchiat
Catacumm e smum'rat
No'u putiv megghj'acchià?!

Ten'a cap d stuppin
Sciumm nnanz e sciumm ret
Pp d'sgrazij manc ved
E cci camina addà zzumpà

RIT.
SolistaA zzit ste commoss fin'all'oss
Ste nchian u zit e fasc tant mosse
CoroMamma lu zit ven zum zum zum
Pigghja la seggia e falla zittà
Paraparapì paaparapà
Dall'u pan e fall mangià
Paraparapì paaparapà
E dopo chicch'e checch che bellezz
S' vas'n e s' fasc'n l' vezz

Hann fatt a cumb'nàt
Pprà ddo mis ddà spusà
Jedd'a robba ste prepar
Cosa grossa è a'ver'tà

Na lettera arruzznit
U cummò do tatarann
Stricatur e assucapann
Colonnetta di chiffon

RIT.
SolistaA zzit ste commoss fin'all'oss
Ste nchian u zit e fasc tant mosse
CoroMamma lu zit ven zum zum zum
Pigghja la seggia e falla zittà
Paraparapì paaparapà
Dall'u pan e fall mangià
Paraparapì paaparapà
E dopo chicch'e checch che bellezz
S' vas'n e s' fasc'n l' vezz

A zzit vuó cu sposa cu'u cappell
Si capiiiisc!!!
Cu'u carr a sei cavall e cu lle ancelle...