giovedì 7 aprile 2011

5 aprile 2011 - Coltivate la vostra rabbia.

Nel mio giardino di gelsomini e di aromi c'è un germoglio, fresco, tenero e chiaro.

Emana luce in mezzo alle piante già adulte, eppure è delicato e fragile...

Osservarlo genera in me un sentimento di protezione e di ansia.

A volte provo tristezza per il modo e il mondo in cui sta nascendo, ma mai ho pensato di estirparlo perché ne percepisco l'importanza, il ruolo essenziale per la mia vita.

E' la rabbia. La mia piccola rabbia.

Insultata, evitata, etichettata, bistrattata, è rimasta un seme nella nostra generazione.

Un seme silente, fintamente morto, seppellito in fondo al nostro stomaco.

Ma ora è il tempo della sua rinascita. La rabbia sboccia. E' tempo.

Succedono cose che la fanno crescere in fretta, anche troppo in fretta.

Ma io la curo e la abbraccio, la difendo dall'essere precoce, la tengo stretta in mezzo ai seni.

Mi fa male e mi fa piangere, mi fa corrugare la fronte e mi fa urlare davanti al telegionale.

Mi fa impazzire dal dolore pungendomi per ogni sensazione di impotenza e solitudine.

Mi fa mordere il labbro e stringere i denti di notte.

Mai mi abbandona la rabbia mentre la stringo.

Ma ora è il tempo. La rabbia cresce, la rabbia spunta dalla terra marcia, la rabbia emerge dalle ombre.

La rabbia è il mio futuro, il nostro futuro.

La rabbia mi prenderà la mano e mi accompagnerà nella lotta.

La rabbia mi darà il coraggio di scavalcare la transenna e di gridare.

La rabbia mi darà la forza di denunciare quello che non mi piace.

La rabbia mi sta già dando tutto questo.

Coltivate la vostra rabbia.

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Questa dichiarazione di amore e maternità nasce da due ore, lunghe e fredde, passate oggi davanti a Montecitorio. Ero partita piena di rabbia e di decisione, per unirmi alla manifestazione spontanea di cittadini e cittadine indignati/e per la decisione della Camera sul conflitto di attribuzione del caso Ruby... Corsa in scooter, parcheggio in piazza Venezia, via del corso a piedi in fretta... per poi ritrovarmi davanti ad un tetto di teste bianche o pelate. Non che io abbia qualcosa contro le persone adulte, anzi!, ma mi son chiesta "e i giovani?". Eravamo una minoranza in una minoranza ancora più piccola. Quanti potevamo essere? Un centinaio? Non saprei, non mi è mai riuscito di quantificare le persone ad occhio, so solo che mi sembravano troppo poche rispetto alla profondità dell'indignazione che provavo e che pensavo provasse anche metà degli Italiani e delle Italiane. E invece si trattava di poche persone sorridenti, serene, chiacchiericce. Scena solita: palchetto improvvistao sulla transenna, megafono in mano al leader del gruppo, bandiere di un po' di tutto (dal popolo viola all'IDV ai partiti comunisti), qualche manifestino pre-stampato e un gran parlare verso la gente. Verso la gente? Ma come? Ma io volevo urlare contro i deputati uscenti da Montecitorio! Ma come? Ma io volevo sputare in faccia ai ministri che erano lì a votare per una nuova questione personale del premier anziché pensare a come risolvere problemi urgenti o gravi! Ma come? Ma io volevo superare le transenne, entrare nel palazzo e buttare all'aria sedie e panche! Ma come? Ma io volevo riprendermi i miei poteri di cittadina, volevo dire la mia, volevo buttare la mia bomba di rabbia, volevo affrontare la storia, volevo camminare verso il futuro. Invece ero lì, ferma, a tremare con il mal di gola e il cola-naso, a guardare con la fronte aggrottata la gente che rideva, a invidiarne la serenità, a tenere stretta in grembo ancora la mia rabbia, a non aprire bocca nemmeno per "bella ciao" o per "Peppina è vivo e lotta insieme a noi", a sdegnarmi sentendo una signora appartenente ad uno dei gruppi politici presenti chiedere alla sua compagna "chi è Peppino?", mettere un piede davanti all'altro pensando all'inutilità di manifestazioni fini a se stesse, auto-dirette, auto-referenziali, auto-lesioniste e andare via, verso casa, con la fretta di chi vuole dare ancora acqua al suo germoglio, tenerlo al caldo e confortarlo 'che il suo tempo è vicino... Solo la strada, il modo, la via, devo ancora trovarli.


Coltivate la vostra rabbia.

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