martedì 30 aprile 2013

Storia di un... disoccupato... di un bombarolo

Cos'altro dire della storia che, insieme al nuovo-vecchio governo Letta, sta occupando le pagine dei giornali italiani e non?

Triste ridicola drammatica storia di un disoccupato bombarolo...

...la cui mano è stata mossa da motivazioni da disperato "se non del tutto giusto, quasi niente sbagliato".

Riusciamo ad immedesimarci nelle pulsioni che l'hanno mosso, che hanno portato i suoi piedi su un treno, con determinazione eroica e coraggio suicida, che lo hanno portato ad impugnare forse per la prima volta una pistola, con l'intenzione di immolarsi per il Paese e sostituirsi alla finta-rivoluzione-gentile-dei-nuovi-politici-nella-politica, che lo hanno portato a tremare forte e farsi schiacciare dalla tensione fino a fallire, a fargli colpire un padre, a farlo rovinare per terra... con la faccia a terra come un deliquente quale lui non è mai stato fino a quel momento come lui non è mai voluto essere scegliendo la strada più complicata del lavoro anziché della 'ndrangheta che eppure poteva accoglierlo tra i suoi tentacoli, a rendersi ridicolo davanti al Paese di cui si è fatto portavoce e allo stesso tempo carnefice, usandolo come alibi per la propria profonda disperazione.

Riusciamo a dissociarci fortemente, condannando la violenza e non giustificandola per quanto riusciamo a provare la stassa rabbia la stessa pulsione la stessa rabbia, dio la rabbia. Ma la reprimiamo in fondo allo stomaco e finiamo per ascoltare il discorso pseudo-neo-democristiamo di Letta e a desiderare di credere che riuscirà a non farci piangere e disperare fino ad impugnare anche noi un'arma e farla finita.


da Wikipedia
« Quando è uscito "Storia di un impiegato" avrei voluto bruciarlo. Era la prima volta che mi dichiaravo politicamente e so di aver usato un linguaggio troppo oscuro, difficile. L'idea del disco era affascinante. Dare del Sessantotto una lettura poetica, e invece è venuto fuori un disco politico. E ho fatto l'unica cosa che non avrei mai voluto fare: spiegare alla gente come comportarsi. » (Fabrizio De André in un'intervista dalla Domenica del Corriere del gennaio 1974[1].)

lunedì 22 aprile 2013

Primo Maggio a Taranto... ADDO'?!?!


POST POLITICALLY INCORRECT


Venga, brava gente, venga.

Venga a Taranto. Venga per ascoltare musica, ma solo dopo essertene fottuta di Taranto fino ad ora, brava gente.

Venite arroganti Salentini che a Taranto non ci siete mai venite, venite boriosi Baresi che vi prendete il meglio e decidete il peggio, venite silenti e piccoli Pugliesi a vedere Taranto solo ora, voi che non ci siete mai venuti a Taranto.

Venite a Taranto, ma non veniteci per il suo bellissimo museo nazionale e non per le sue spiagge meravigliose e non per la sua tradizione peripatetica di pensiero e non per la sua grandezza sfiorita incrostata nel tempio dorico e non per i diversi livelli di ipogei e non per i pescatori il pescato e le lunghe attività di allevamento delle cozze e per le rapide attività di distruzione delle stesse e non per vedere la morte e per vedere il dramma e per vedere le barche arenate nelle polveri e non per i seni di Taranto e non per la bellezza nera e dura e forte delle Tarantine dai capelli neri e non per vedere i monti della Sila nei giorni buoni.

Venite Italiani, brava gente, se pensate di fare un bel gesto di dare un contributo di lavarvi la coscienza di portarvi via un po' di polvere rossa.

Venite Italiani, brava gente, se state solo sfruttando chi vuole mantenere l'attenzione alta sul caso "Taranto" attirandovi con successo mediante la spettacolarizzazione e che così date carburante al mercato dello spettacolo, che a Taranto è contestualizzato come un impianto siderurgico in mezzo agli uliveti.

Venite degni rappresentanti di una sinistra malata e ignorante di se stessa, che non si sa e che per questo non esiste, ma venite pure voi amanti della musica "varii ed eventualii" ma soprattutto se non avete una vera coscienza sociale, venite a fruire di questa terra umiliata e sporca ma ripulita come quando l'ILVA fa lavare i guardrail dai minerali volatili o come quando venne Karol Wojtyla e si rifecero tutte le pavimentazioni stradali abbandonate da anni, venite per far beneficiare le vostre orecchie senza intaccare i vostri polmoni e le pareti dei vostri stomaci.

Venite, ve la prestiamo ancora una volta noi la nostra terra di merda.

Venite.

Taranto vi aspetta.

Tanto non si aspetta niente Taranto.



PS. Grazie, comunque, ai Tarantini che questo primo maggio alternativo se lo sono pensato e organizzato. E l'hanno fatto perché Taranto resti un tema caldo, perché sanno che solo così forse qualcuno di quei pezzi di brava gente comincerà a interessarsi, chiedere, sapere, pretendere, scegliere, decidere.


PPS.
X: "A Taranto."
Y: "Taranto?! Addo'?!"