venerdì 28 febbraio 2014

Casa è dove...

Attraverso cosa ci si riconosce?
Photo tratta da ARPAT news
che vi consiglio di seguire e leggere.
Io, l'altro ieri, mi sono riconosciuta in un odore, pungente, prepotente, intollerabile.
Si tornava da una mangiata di pesce a Livorno, quando mi sono sentita a casa attraversando l'area livornese degli impianti produttivi, osservando il familiare disporsi di luci nella raffineria, riconoscendo i camini avvolti dal visibile vapor acqueo che contraddistingue le notti industriali.
Anche io mi sono sentita avvolta dal quelle tristi inquietanti nuvole, prodotto antropico, nella mia identità di tarantina, mentre i miei compagni di viaggio vicentina e piacentino si riconoscevano dei brevi banchi di nebbia donati dalle campagne toscane.
E nelle riflessioni notturne, si finisce per interrogarsi sull'epigenetica. se non finisca per diventare epidentità, epicoscienza in uno stato di incertezza e di eterno ricomporsi anche del nostro DNA, figuriamoci del pensiero di sè...

E poi ci si chiede come si possa far tacere quell'inquietudine che ti fa corrugare la fronte, nell'imbarazzo di far parte di una comunità nella quale c'è chi prova un senso di appartenenza in mezzo alla bruma, e chi in mezzo ai prodotti di scarto in stato gassoso di un'industria pesante.



èpi- [dal gr. ἐπί «sopra, in, di più»; talora può significare anche «dopo»]



martedì 11 febbraio 2014

Acqua, bene comune sticazzi!!!

Domenica tiepida con il buon Manuelo, pranzo più-che-godereccio-distruttivo in un ristorante giapponese con la formula all-you-can-eat, bisogno estremo di digerire con a. passeggiata per Pisa b. visita di ogni santa bancarella allestita per strada c. commento su ogni benedetta persona, famiglia, comitiva che si incontrava d. approdo in un bar dove si va a volte quando si esce dalla mensa dell'università.

Ed é qui che giunge il sorpresone.

Dopo aver preso un caffè e chiesto un bicchier d'acqua per il mio compare Manuelo (quello per me era ovviamente incluso nella degustazione del caffè, per quanto potessi immaginare io a partire dai miei 31 anni di vita ed esperienza), vado in cassa e chiedo di pagare.
"Uneuroesessanta" odono le mie orecchie.
Un po' titubante pago, quindi agguanto lo scontrino e... cosa scopro?
Che al bar Tozzini, in borgo Largo a Pisa, la domenica quando non piove e i Pisani escono come topi dalla loro fogna, ti fanno pagare un lurido bicchier d'acqua del rubinetto ben 30 cent€.

Ditemi se non é dunque condiviso il concetto di acquabenecomune.
E non credo di dover aggiungere altro.

Se non arrivederciegraziestaminchia!!!