LASPRO | anno II n.5
gen/feb 2010 |
Addormentarmi
con te è stato così facile ieri.
Davvero, non
lo immaginavo...
Non l'ho
immaginato nemmeno quando mi hanno tessuto le tue lodi, descrivendo
il modo silenzioso e rassicurante col quale sai far compagnia.
Soprattutto
Marco e Marco. Quanto spesso si saranno ritrovati ad addormentarsi
abbracciati con te? Ed io che li prendevo in giro... a volte mi
permettevo anche di fare del facile e gretto moralismo. È
capitato perfino che mi scandalizzassi!
“Lei non vi renderà felice.Vi farà del male. Ma non vi accorgete di come vi state riducendo?!”
E non avevo
tutti i torti, tu lo sai. Certo che lo sai! Tu non dai felicità,
mia cara, non è questo ciò che sai fare. Tu forse togli
tristezza e riempi solitudini, forse. Ma dura poco.
La tua è
una terapia blanda e illusoria. Un placebo. Ma quant'è dolce
la tua illusione...
Soprattutto
quando vieni a far compagnia la notte nelle stanze vuote e vissute
come la mia.
Dura finché
dura. Al mattino, puntualmente, ci si sveglia e tu non ci sei. Al
posto tuo il vuoto che si pensava di aver colmato e una grossa
confusione in testa. E nelle fauci, anziché il tuo sapore,
resta solo qualcosa di aspro, come una mancanza. Una nuova mancanza.
É voglia di te.
Sì,
voglia di un'altra notte con te.
Cazzo,
sono le undici del mattino, sono sveglia da poco meno di quattro ore
e sto già immaginando, anzi pregustando il nostro prossimo
incontro. Non
sono cotta, non spaventarti.
Tu seduta ai
piedi del letto, mentre io, ancora spossata, mi ci sto riposando,
sdraiata e in pace col mondo. Ogni tanto allungo il braccio. Mi basta
anche solo il semplice contatto fisico per sentirmi meglio.
Accarezzarti il collo nudo e sentire i brividi del contatto tra la
mia pelle calda e la tua, fredda e ancora imperlata di gocce, mentre
dentro ancora fremi. Mi basta toccarti un po' di più e lo
sento... fremi.
E allora mi
piace sporgermi verso di te, prenderti e appoggiare le mie labbra
sulle tue. E riempirmi di te la bocca e i pensieri, cancellando il
resto.
Anche se è
solo un attimo.
Certo, perché
l'attimo seguente la mia voce ti parla ancora di lui, del suo affetto
fraterno, della nostra relazione “di base” e del nostro amore,
che ora per lui è solo qualcosa di collaterale, aggiuntivo,
marginale.
“Tanto siamo stati qualsiasi cosa noi...”
diceva e le mie
parole fanno eco dentro di te, che in rispettoso silenzio mi ascolti.
Anzi, fai di più. Ti svuoti di te e ti riempi di me, delle mie
ansie, delle mie sofferenze, delle mie seghe mentali.
È per
questo che prima di gettarti ti richiudo. Perché i miei mali
restino tutti dentro te, come fossi un vaso di Pandora.
Invece sei
solo la mia quinta birra.