martedì 27 maggio 2014

Le velleità


I cani - Le vellietà
Video estratto da "Il sorprendente album d'esordio de I Cani"
42 Records


Regia: Dandaddy
Fotografia: Alessandro Chiodo
Montaggio: Lorenzo Muto
Produzione esecutiva: ZINZER
Produzione: Sporco Impossibile 

lunedì 26 maggio 2014

Carosino, comune inferiore

http://elezioni.interno.it/comunali/scrutini/20140525/G160780020.htm

venerdì 23 maggio 2014

ADDIO CAROSINO | Di solito fango e di elezioni europee

Mi aspettavo, certo, di ritrovarmi di fronte a fango e fanghiglia alle porte della tornata elettorale amministrativa del 2014 a Carosino, ma non pensavo che mi avrebbe toccata tanto da vicino per temi e persone coinvolte.
La mortificazione, tuttavia, è durata poco, forse per la distanza, forse perché ho potuto discuterne con persone serene, sicure e mature, forse perché mi preoccupa molto la situazione del mio Paese (quello con la P maiuscola) tanto da mettere in ombra la preoccupazione per il paesello (quello con la p minuscola).
Ma il fango c'entra un po' dappertutto.
Berlusconi che fa campagna per le europee parlando di pensioni. Ma che c'entra?!
Renzi che fa marketing ma che ...boh
Grillo non lo capisco perché urla troppo.
Che resta?
In Italia, mi sembra ancora poco.
Ma poiché si tratta di Europa, mi guardo intorno.
Un'alternativa forse c'è, ma possibile che debba ancora scegliere il meno-peggio?

Sul sito del 'L'altra Europa' si legge una cosa condivisibile:
Noi vogliamo cambiare l’Europa, e metterla al servizio dei cittadini, e non delle banche. Per uscire dalla crisi serve una svolta radicale, che metta prima le persone.
Noi sosteniamo Alexis Tsipras, un leader del cambiamento. Abbiamo alleati in tutta Europa: forze di sinistra, movimenti, cittadini che lottano con noi.

 Ma i movimenti di Taranto, i cittadini tarantini in quella lista non son più rappresentati, questo me lo ricordo bene per la polemica che c'è stata tra un Michele Serra quanto mai superficiale e una Antonia Battaglia quanto mai coerente (e idealista?). Io non me lo dimentico. Non dimentico che a rappresentarmi sarebbe ancora SEL con tutte le sue ombre enormi e pesanti e intollerabili.
E nemmeno mi passa inosservata la presenza di Franco Arminio che noi Carosinesi ben conosciamo (chissà se se n'è accorto qualcuno oltre a chi ha organizzato e partecipato alla Rassegna di Poesia carosinese...). Il paesologo che ci ha definiti paesologi ma che poi sembra sempre così arrogante, preso da sè, distante. Non dimentico la sua assenza di risposta alle mie email, figuriamoci se credo che mi ascoli quando e se sarà eletto al parlamento europeo, maddai!

Eppure questo "altro" programma è l'unico che mi convince, che è abbastanza ideale e "radicale" (nel senso pure delle radici e dell'agricoltura) da parlarmi dritta al cuore. Anche se non è ben chiaro né il come né la fattibilità/sostenibilità....

Un'altra, ennesima divisione intestina.


Io mi interrogo su questo... e a Carosino c'è qualche personaggio dalla grande esperienza che si è costruito grandi giardini che si contende 10 centrimentri di orto per continuare a coltivarci i proprii interessi a colpi di palle fangose?!
Mi viene solo voglia di abbassare il capo e sospirare... e di cambiare una volta per tutte residenza. Tanto il resto io non mi sento in grado di cambiarlo. Almeno a Carosino.

martedì 13 maggio 2014

Sand Catavd a Taranto | un senso nuovo

Festa patronale di San Cataldo a Taranto...
Il classicone... fuochi d'artificio dal Castello Aragonese, centinaia di persone ad appesantire il Ponte Girevole, sul lungomare del Borgo Antico bancarella tristi...

















Ma c'è un SAND CATAVD che ci piace assai...
ed è questo:


































E con soli 2 euro, potete dare tutti un senso nuovo alle feste tarantine...
forse ci sarebbe qualcosa da festeggiare con un EMOGASOMETRO.

venerdì 28 marzo 2014

Her wall-e

Wall-E EVE sunset | cinemashock.org
Lei il film | AC www.contino.com


giovedì 20 marzo 2014

Wabi-sabi 侘寂



Wabi-sabi

SIGN Concezione estetica giapponese fondata sull'accettazione dell'impermanenza e dell'imperfezione delle cose

voce giapponese, composta da [wabi 侘] povertà, semplicità e [sabi 寂], che indica quella bellezza che nasce dal passare del tempo. In kanji è scritto 侘寂.


Questa parola è molto speciale. È impossibile tradurla in italiano. Wabi-sabi è un senso estetico particolare in Giappone. Questa parola è fatta da due parti: wabi e sabi. Wabi e sabi sono diversi concetti, ma adesso noi giapponesi le descriviamo insieme.
"Wabi (侘)" significa lo stato inferiore, cioè lo stato povero e semplice. I giapponesi pensano che questo stato è bello. Direi: che il prezzo sia basso ma la qualità sia buona. Okakura Tenshin ha scritto nel suo libro, "The Book of Tea", che la parola "imperfetto" traduce bene la parola "wabi". Invece "sabi (寂)" è lo stato deteriorato con il passar del tempo, e poi lo stato deserto o isolato. Secondo Terada Torahiko, è la bellezza che trapela dall'intero di una cosa antica e non è in rapporto con l'apparenza. Per esempio, una roccia coperta di muschio ha questa bellezza.
Ho scritto che wabi-sabi è una sensazione particolare in Giappone. Ma secondo me, c'è questo senso anche in Occidente. Nel campo dell'arte, si trovano tante opere (tragedie, poesie, novelle, pitture, e così via) che esprimono la tristezza, il senso di vuoto, ecc; cioè sentimenti negativi. Anche gli occidentali provano la bellezza da questi.
Quanto a "sabi", per esempio, c'è una parola "antique" in francese ("antiquariato" in italiano, vero?). Questa parola significa "vecchio ma bello". Questi sensi sono simili a "sabi" in giapponese.
Siccome wabi-sabi è una parola che tratta di sensazione, capirla precisamente sarà difficile. (Anzi, la mia spiegazione è troppo brutta per farvela capire bene. Mi scusate!) Ma wabi-sabi è un animo della cultura giapponese. Se capisci il vero significato, potrei dire che comprendi la filosofia dei Giapponesi.

Quel filone di pensiero estetico europeo che adorava il modello unico della bellezza classica, apollinea, imperturbabile, perfetta ed eterna, durante il XIX secolo travalica nel Romanticismo: la malinconia, la nostalgia, l'abbandono diventano temi popolari di bellezza struggente, soggetti privilegiati dell'arte. I pittori vanno a caccia di rovine fra cui pascolano le pecore, i poeti meditano da soli nei cimiteri antichi, i musicisti danno voce alle proprie malinconie. Il fenomeno del Romanticismo non si esaurisce qui; ma questo gusto, ancora rigoglioso, è forse il punto più vicino fra Europa e Giappone: la bellezza di una semplicità sincera e senza fronzoli barocchi, che prende forza dall'inesorabile passaggio del tempo, comprendendo serenamente la nostalgia, la tristezza più delicata - in una tensione dolce e profonda.

* * *


Grazie della "dedica" di
una parola al giorno

domenica 16 marzo 2014

Il Veneto come la Crimea

Chissà se Obama chiamerà Zaia per scongiurare la crisi che un referendum illegale può portare in tutto il mondo...

sabato 15 marzo 2014

Risposta di Michele Riondino al giornalista Michele Serra | Antonia Battaglia, Taranto, Ilva

Devo essere onesta: da Tarantina (fuorisede) non mi sono mai avvicinata abbastanza ai "Cittadini e Lavoratori liberi e pensanti" di Taranto. In parte perché credevo di avere divergenze di pensiero, più che di modi, di approccio alle verità e alle incertezze scientifiche, più che di approccio al manifestare. Ma questo credo dipenda dal fatto che viviamo contesti diversi: io quello della ricerca, loro quello del danno diretto (i cosiddetti e veri stakeholders).
Nonostante non mi senta la persona più adatta per i motivi sopra, sento il dovere di condividere questa lettera di Michele Riondino, tarantino anche lui, in risposta all'Amaca di Michele Serra, apparsa su La Repubblica del 12-03-2014. Non entro nel merito della questione, ma mi ha fatto male la banalizzazione terribile e ingiustificabile delle motivazioni di Antonia Battaglia nelle righe di Michele Serra, al netto del condividerle o no.
Leggete prima la lettera, poi l'Amaca che allego sotto.
A me è salita una rabbia incredibile, e una delusione pantagruelica.

Gentile Michele Serra, sono anni che la seguo. Mi piace il suo modo di scrivere, la sua ironia, il sarcasmo che spesso usa per descrivere paradossi e contraddizioni; ammiro molto la sua capacità di ridurre in pochissime battute ciò che pensa delle tragicommedie italiane. Consideri che la sua "amaca" è il primo pezzo de La Repubblica che leggo ogni giorno, da diversi anni a questa parte. Non posso fare a meno di notare tuttavia quanto poco lei sappia della questione ambientale a Taranto, e Il 3 (o forse il 4) agosto di due anni fa ne ebbi la prima conferma. Nell' "amaca" di quel giorno lei sosteneva che un gruppo di facinorosi ultrà aveva interrotto in modo violento e antidemocratico un comizio dei sindacati che, riunitisi in piazza della Vittoria, intendevano parlare ai lavoratori; quegli stessi lavoratori che stavano vivendo i primi momenti di tensione tra la dirigenza Ilva e la Procura di Taranto. Disse che non si poteva dar credito ad un gruppo di violenti che intendevano imporre la propria voce su quella di chi, per statuto, era delegato a parlare. Gentilissimo Signor Serra, lei ignorava che tra quei facinorosi c'erano liberi cittadini, studenti, medici, malati e anche operai. Si fece ingannare dai loro modi, perché evidentemente non sapeva che una delegazione di quei cittadini e lavoratori liberi e pensanti aveva chiesto in maniera del tutto democratica di poter parlare da quel palco. Quei "facinorosi" volevano confrontarsi con le tre sigle sindacali che, nel corso degli anni, nulla avevano fatto per difendere i loro diritti: come risposta ottennero un categorico rifiuto. L'occupazione di quella piazza fu un atto spontaneo e, se permette, anche dovuto; non ci fu violenza e i segretari confederali preferirono la fuga al confronto.
Da allora, quei cittadini e quei lavoratori hanno cominciato un percorso di lotta non violento che chiaramente non è stato mai preso sul serio; ma si sa: in Italia se non volano sanpietrini o molotov, se non si provoca nessuna carica della polizia, è difficile che qualcuno si impegni a dar voce al dissenso. Oggi, leggendo la sua "amaca" (questa volta non più come primo pezzo della giornata), scopro che lei poco sa anche di Antonia Battaglia, donna tarantina impegnata in politica e nella difesa dei diritti fondamentali, quelli legati all'esistenza e alla possibilità di respirare aria invece che diossina. Lei le dà della ottusa pacifista e le addossa la responsabilità di frantumare quel poco di sinistra che è rimasto nel Paese e nel nascente movimento europeo di Tsipras. Ci tengo a farle notare che gli atti della signora Battaglia seguono esclusivamente la logica della coerenza; questa donna, infatti, rappresenta una collettività che proprio nel suo impegno politico ripone le ultime speranze. È, fuori d'ogni dubbio, impossibile, come la stessa Battaglia afferma, sedersi accanto a chi fino ad oggi ha rifiutato ogni tipo di responsabilità nella questione ambientale a Taranto; a chi ha deriso un giornalista che, nell'esercizio della sua funzione, si è visto strappare di mano il microfono da un alto dirigente Ilva; a chi non ha minimamente provato vergogna e, al contrario, ha sentito il bisogno di alzare la cornetta del telefono per congratularsi con l'autore di un gesto del genere, quello sì antidemocratico. Quello che lei rimprovera alla signora Antonia Battaglia è per me e per i miei concittadini solo ed esclusivamente motivo di orgoglio; Antonia sa che prima di tutto deve rendere conto al popolo che rappresenta, sa di credere nel proprio lavoro; e nella propria ferma volontà di risolvere un dramma che fa registrare giorno dopo giorno nuovi casi di tumori e leucemie. Chiudo questo breve appunto invitandola a visitare la mia città, magari il primo maggio "festa" dei lavoratori.
Michele Riondino
cittadino e lavoratore libero e pensante

www.peacelink.it



Il pezzo di Michele Serra è questo:

L’AMACA di Michele Serra, da Repubblica, 12 marzo 2014
La Lista Tsipras pareva una decente idea per chi crede che la sola alternativa all’Europa prigioniera della contabilità sia un’Europa sociale e solidale. Non si era tenuto conto (almeno qui in Italia) della inesausta litigiosità di quella nebulosa pulviscolare di partitini, movimentini, associazioncine, pensatrici e pensatori single che compongono la sedicente “area dell’alternativa”. Una signora pugliese (portavoce di un imprecisato numero di “associazioni pacifiste”, si spera d’accordo tra loro) si è molto adirata per la presenza in lista di altri pugliesi a lei sgraditi, appartenenti a Sel.
Con tutto il rispetto per la Puglia e per i suoi trulli, la disputa non appare esattamente di respiro europeo. Ma fare ripiombare nel minuscolo, nella bega personale, nella gomitata al vicino di posto ogni questione di qualche respiro e di qualche nobiltà; e ridurla, dunque, a una stizzita contesa tra una manciata di persone; questa è, da sempre, la vera specialità della sinistra, e in modo speciale della sinistra “antagonista” o “alternativa”, da generazioni divisa in fazioni e vicefazioni la cui epifania consiste nell’azzannarsi vicendevolmente a morte. La delegazione pugliese chiederà funerali separati. 

Sarà casuale il ricorso ad espressioni come " nebulosa pulviscolare" oppure di parole come " respiro" nel pezzo di Serra? Forse starò esagerando, ma a me pare anche di leggerci un'altra provocazione, più velata e drammaticamente mostruosa, di quella che ci spiattella in faccia lungo l'intero pezzo... Una provocazione nata non dalla mancanza di conoscenza o consapevolezza del caso Taranto-Ilva, ma da una cosciente valutazione (sottovalutazione).

Altre fonti: http://temi.repubblica.it/micromega-online/una-polemica-tra-michele-serra-e-antonia-battaglia/

A woman

Blue Jasmine mi ha fatto venire in mente A woman under the influence
Cate Blanchett nella sua intrpretazione straordinaria mi ha fatto pensare a quella di Gena Rowlands

Due donne alcoliste, con un carattere emotivamente fragile.
Due donne che hanno subito crisi di nervi che le hanno trascinate in fondo.
Due donne che non riescono ad essere indipendenti, sole. Ognuna a modo suo cerca attenzioni, da un lato stima e riconoscimento, dall'altro affetto e premura.

Ma due storie e due donne completamente diverse.

Non ci ho letto la famosa misoginia di Woody Allen nel primo, tanto meno un ritratto impietoso nel secondo.
Il primo è un dramma personale e sociale allo stesso tempo.
Il secondo è un dramma tutto familiare.

Personale e sociale perché Jasmine sembra la creatura di una modernità capitalista e superficiale che fa dell'apparenza e dello status due delle colonne portanti dello stare al mondo.
Familiare il secondo perché Marble sembra vittima delle sue fragilità e dei nervosismi Nick.

Eppure il risultato è lo stesso: due donne che annegano. Non mi va di aggiungere altro.

venerdì 14 marzo 2014

La giusta distanza

Lui è riuscito a sorprendermi.
A pensarci bene, non so nemmeno come si chiama... eppure al mattino quando entro nell'edificio dell'università dove ha sede il mio ufficio, spero sempre di incontrarlo.
Se ne sta con i suoi lunghi capelli bianchi e la barba bianca, accecante, nella portineria, vestito come i suoi colleghi ma con un libro aperto. Quando entri, alza gli occhi azzurri verso l'ingresso e ti accoglie con un grande sorriso.
Lui è riuscito a sorprendermi.
Non vedo l'ora che capiti il suo turno nella "mia" portineria. Mi preparo all'incontro: mi ha suggerito di guardare "La giusta distanza" di Carlo Mazzacurati che, ahimè, mi mancava. Ne discutemmo un giorno, quando il regista è morto, e mi ero ripromessa di guardarli tutti... "La giusta distanza, guarda per primo questo. E' il mio preferito, dove secondo me ha raggiunto il massimo della sua espressione. E' di una delicatezza incredibile. Guardarlo, poi ne parliamo".
E io mi preparo a parlarne con lui, con l'animo allegro.

I livello
passaggio dalla metropoli al paesino di provincia

II livello
il pregiudizio che accomuna praticamente tutti

III livello
l'uso della luce, la fotografia

IV livello
le distanze

venerdì 28 febbraio 2014

Casa è dove...

Attraverso cosa ci si riconosce?
Photo tratta da ARPAT news
che vi consiglio di seguire e leggere.
Io, l'altro ieri, mi sono riconosciuta in un odore, pungente, prepotente, intollerabile.
Si tornava da una mangiata di pesce a Livorno, quando mi sono sentita a casa attraversando l'area livornese degli impianti produttivi, osservando il familiare disporsi di luci nella raffineria, riconoscendo i camini avvolti dal visibile vapor acqueo che contraddistingue le notti industriali.
Anche io mi sono sentita avvolta dal quelle tristi inquietanti nuvole, prodotto antropico, nella mia identità di tarantina, mentre i miei compagni di viaggio vicentina e piacentino si riconoscevano dei brevi banchi di nebbia donati dalle campagne toscane.
E nelle riflessioni notturne, si finisce per interrogarsi sull'epigenetica. se non finisca per diventare epidentità, epicoscienza in uno stato di incertezza e di eterno ricomporsi anche del nostro DNA, figuriamoci del pensiero di sè...

E poi ci si chiede come si possa far tacere quell'inquietudine che ti fa corrugare la fronte, nell'imbarazzo di far parte di una comunità nella quale c'è chi prova un senso di appartenenza in mezzo alla bruma, e chi in mezzo ai prodotti di scarto in stato gassoso di un'industria pesante.



èpi- [dal gr. ἐπί «sopra, in, di più»; talora può significare anche «dopo»]



martedì 11 febbraio 2014

Acqua, bene comune sticazzi!!!

Domenica tiepida con il buon Manuelo, pranzo più-che-godereccio-distruttivo in un ristorante giapponese con la formula all-you-can-eat, bisogno estremo di digerire con a. passeggiata per Pisa b. visita di ogni santa bancarella allestita per strada c. commento su ogni benedetta persona, famiglia, comitiva che si incontrava d. approdo in un bar dove si va a volte quando si esce dalla mensa dell'università.

Ed é qui che giunge il sorpresone.

Dopo aver preso un caffè e chiesto un bicchier d'acqua per il mio compare Manuelo (quello per me era ovviamente incluso nella degustazione del caffè, per quanto potessi immaginare io a partire dai miei 31 anni di vita ed esperienza), vado in cassa e chiedo di pagare.
"Uneuroesessanta" odono le mie orecchie.
Un po' titubante pago, quindi agguanto lo scontrino e... cosa scopro?
Che al bar Tozzini, in borgo Largo a Pisa, la domenica quando non piove e i Pisani escono come topi dalla loro fogna, ti fanno pagare un lurido bicchier d'acqua del rubinetto ben 30 cent€.

Ditemi se non é dunque condiviso il concetto di acquabenecomune.
E non credo di dover aggiungere altro.

Se non arrivederciegraziestaminchia!!!

venerdì 31 gennaio 2014

Piena dell'Arno - quando l'onda non arriva

Pisa, la città con l'Arno dentro


Fotoracconto di una di quelle persone che stavano a curiosare. Scoprendo che non è stato l'esercito o la protezione civile o la prontezza dei pubblici decisori a salvarci dall'esondazione dell'Arno, ma l'assenza del Libeccio.

 



































mercoledì 22 gennaio 2014

Dicono di me

Una qualche forma di insicurezza e mancanza di consapevolezza di me mi porta ad essere fortemente radicata in alcune convinzioni su me stessa, e altrettanto curiosa di sapere cosa vedono in me gli altri, con quali aggettivi mi rappresentano, come appaio... per poi chiedermi come sono veramente.
Mettermi costantemente in discussione è il gioco che mi piace di più.

1 _ insensibile ma col cuore
"Potrai anche dare l'impressione di essere una persona insensibile, ma hai un gran cuore e qualcuno ne approfitta"
a. Con valore attivo, privo della capacità di sentire, inerte, inanimato: corpi i.; la materia i.; in un suo gran pensier tanto penètra, Che par cangiato in insensibil pietra (Ariosto). (...) In relazione alla sensibilità spirituale e morale, o estetica, che non si lascia smuovere o commuovere, che si mostra impenetrabile a qualche sentimento. [Treccani]

2 _ quadrata
"una personcina quadrata, poi quel nome le fa da scudo a tutto"
b. (fig., fam.) [di persona, mentalità e sim., che ragiona bene e con molto senno: un uomo q.] ≈ assennato, equilibrato, giudizioso, misurato. [Treccani]

3 _ ice
"ice girl"
(...)

4 _ dolciona
"Fatemi salutare la moretta... Sei molto molto carina.Ciao dolciona!"
Da ricerca in rete, usato per indicare prodotti molto dolci, quasi stucchevoli. Se ne deduce che, di persona, indichi la sua dolcezza, in termini accrescitivi.

4 _ mastermind
"tu sei veramente blu, totally blu"
[mtbi]

martedì 21 gennaio 2014

Solitudo Solitudinis

Delle scelte
Degli amici
Delle delusioni
Del per sempre
Dei figli

Troppo materiale per un solo post.


domenica 19 gennaio 2014

Diventare adulti

"adulto che non può vivere da adulto"

Scrissi questo appunto più di un mese fa, pensavo con rabbia a come non sia concesso a noi trentenni di vivere una vita da trentenni, cioè da ADULTI senza rinunciare ad una qualità della vita che ci soddisfi e che sia adeguata all'essere appunto non più studenti, ragazzi, giovanotti.

Stanotte ci ho ripensato.
All'essere adulti, più che al vivere da adulti.

Mi son svegliata alle tre, per un impellente bisogno di fare pipì: forse la pioggia scrosciante e continua degli ultimi giorni, forse i ritmi biologici che si allineano a quelli del gatto, forse la difficile digestione dei piatti a base di cinghiale dell'outdoor aziendale che mi ha costretta a bere litri di acqua imbottigliata, non saprei, ma eccomi nello sforzo immane di liberarmi dai tre strati di piumoni plaid & co. per correre in bagno.
Ma la cosa non fila liscia come si può desiderare nelle ore più buie della notte quando la vescica tiranneggia su ogni funzione vitale (e intellettiva): tiro la cordicella non più elastica che tiene su il pantalone del pigiama di cotone e tratataaaaaaaaaà, si spezza.
Resto immobile qualche decimo di secondo, svegliandomi dal torpore dei sensi e accorgendomi che sono intrappolata nel mio pigiama di hello kitty, maledetta.
Tiro, forzo, strappo, il pigiama non fa resistenza e in pochi attimi é a brandelli sul pavimento del bagno. Lo guardo con aria dispiaciuta mentre lo svuotamento della sacca vescicale mi produce una sensazione piacevole come il principio di un orgasmo o un giramento di testa o qualcosa del genere.

Avevo acquistato quel pigiama da H&M in un centro commerciale a Roma, forse Euroma2. Mi era piaciuto perché in supersaldo a meno di 15€, se la memoria mi accompagna, e perché hello kitty era solo una scusa per un pigiama coi pantaloni a pois. Allora avevo ancora bisogno di pretesti da addurre a me stessa per mentire sul mio egocentrismo e un innato cattivo gusto. Ero all'ultimo anno di università o forse il primo di lavoro, ma il mio senso di responsabilità fortissimo mi tratteneva dallo spendere in modo superfluo o non oculato o non ben ponderato. Avevo tutti i pigiama di mia nonna, morta prematuramente, da usare, chiusi in uno scatolone di cartone ingombrante, sul mobile scuro nel corridoio della casa di Porta Metronia, quella cui si incendiò la lampada nell'ingresso...

Ero già adulta?
No, affatto.


La scorsa notte quel pigiama mi ha lasciata, dopo più di sette anni insieme. Hello kitty è morta. Ora posso indossare il pigiama di lana scintillante della nonna defunta e ascoltare Lou Reed la domenica alle 13:52, saltando il pranzo 'che non ho voglia di cucinare e 'che ho fatto colazione tardi, e rispondendo col vivavoce ai miei genitori che si ostinano a chiamarmi ogni giorno da più di dodici anni ricordando loro che ci siamo sentiti meno di 12 ore prima e che non potevano esserci novità, tant'é che non ce n'erano nemmeno di carattere meteorologico. Ancora pioveva.

Sono adulta?
No, affatto.

Non lo sarò nemmeno quando il mio stipendio mi consentirà di prendere in affitto un modesto bilocale da sola. Non lo sarò nemmeno quando avrò finalmente trovato la mia strada o mi sarò arresa al fatto che, in un contesto storico come questo, qualsiasi strada potrebbe essere la mia... prima che sia troppo tardi e mi ritrovi seppellita sotto quella medesima strada. Non lo sarò ancora per molto...

Mi viene in mente una canzone di De Andrè, ascoltata il giorno in cui son ripartita dalle lunghissime soporifere distruttive vacanze natalizie dai miei. Ad un certo punto, mentre osservavo allo specchio le occhiaie da poco sonno, le parole "passano gli anni, i mesi, e se li conti anche i minuti, è triste trovarsi adulti senza essere cresciuti" mi riportano alla realtà mia e di una parte cospicua della mia generazione. Certo, qui si parla di crescita dimensionale, fisica, di fanciullezza del corpo che contiene in realtà un adulto... ma in un attimo mi viene in mente un'altra canzone, interpretata da Battiato, e una frase che si è infilata come una spina nei miei giorni "c'é voluto del talento per riuscire ad invecchiare senza diventare adulti". Esattamente il contrario. Il corpo che va avanti, mentre quella cosa invisibile tra testa, pancia e cuore resta ferma, in una palude stagnante di fanciullesche illusioni o poco più.

Davvero non possiamo vivere da adulti ma ormai lo siamo?
O forse ci copriamo di alibi e scuse, e continuiamo a non crescere?
A credere negli amori strappacapelli [cit. sempre De Andrè, che mi perdoni]?
A ricercare all'infinito qualcosa che esiste solo nella nostra immaginazione di bambini e bambine cresciuti con una certa educazione che pesa sulle nostre scelte e non scelte?
A pensare ad una felicità perfetta come egoistica realizzazione di qualcosa che non sappiamo nemmeno cosa sia?

Nemmeno a farlo apposta durante l'outdoor aziendale ci propinano il video del già letto tanti anni fa e già sentito in tutte le salse L'UOMO CHE PIANTAVA GLI ALBERI di Jean Giono. Mentre con la testa ero altrove, rileggevo nei pensieri un sms pesantissimo che mi era giunto da poco, con le palpebre verso l'alto e il colanaso, presa dal tentativo di apparire commossa solo dal film, mi giungono alle orecchie poche parole decisamente illuminanti...

[insomma un post sulla percezione selettiva!!! :-)]

...(al minuto 12:00 circa di questo video ) parole come "immaginare l'avvenire in funzione di se stessi e della ricerca di una qualche forma di propria felicità" paragonate alla dedizione con cui un uomo, da solo, ha cambiato le sorti di un pezzo di Paese e di un certo numero di persone, segnandone per sempre ogni possibilità di presunta felicità.

Io ho deciso da tempo di diventare adulta.
Ora hello kitty è morta.
Forse è arrivato il momento?

Voglio scegliere per me e per il mio Paese.
Voglio essere determinante senza arroganza, facendo quello che posso, al meglio.
Non voglio arrendermi alle difficoltà.
Voglio apprezzare la solitudine, se la vita non mi metterà nessuno accanto.
Voglio apprezzare la compagnia di me stessa e il tempo che mi é stato concesso.
Nemmeno io voglio accontentarmi, ma nemmeno voglio illudermi.
Voglio che la serenità abbia il suo degno posto accanto, sopra, sotto, intorno alla felicità.
Al concetto di felicità.
Voglio curarmi del compito che io darò a me stessa.
Non voglio più lagne.
Voglio dar peso solo alla bellezza. Il resto cercherò, come posso e fin dove arriva lo sguardo, di renderlo bello o di 'vederlo bello'.
E poi la passione. La passione e la gentilezza.
Voglio essere questo tipo di adulto.
E questo adulto sono già.

Un po' quello che si diceva a proposito di speranza e fiducia.
Bisogna avere fiducia in se stessi anzitutto.
Bisogna crederci ed esserne convinti, di potercela fare, di poter dare il proprio contributo.
Di potersi dire adulti.

Addio hello kitty.

venerdì 10 gennaio 2014

Osate cambiare strada... ma siate consapevoli che potreste poi non averne una.

Il dramma di chi osa cambiare e cercare nuove strade.
Ipostasi del mio curriculum vitae.

E dell'incapacità di chi dovrebbe valutare di capire i perché del coraggio.



mercoledì 1 gennaio 2014

IL CANTASTORIE | Canzone popolare in dialetto gioese-tarantino

[le parti in corsivo sono cantate]
[le parti in grassetto sono istruzioni]



Longa longa e mazza mazza
Uecchje stuert e cu'u pisciosc
Menza lenga e moscia moscia
Quant'è bella, Marianto'!

Fasc'a ammore cu'u lambron
E ste tutta p'tt'lacchia
Quann lav quera racchia
Vvi cce ste cumbin mo'

RIT.
SolistaA zzit ste commoss fin'all'oss
Ste nchian u zit e fasc tant mosse
CoroMamma lu zit ven zum zum zum
Pigghja la seggia e falla zittà
Paraparapì paaparapà
Dall'u pan e fall mangià
Paraparapì paaparapà
E dopo chicch'e checch che bellezz
S' vas'n e s' fasc'n l' vezz

Russ'tidd e malupin
È stu zit ca s'acchiat
Catacumm e smum'rat
No'u putiv megghj'acchià?!

Ten'a cap d stuppin
Sciumm nnanz e sciumm ret
Pp d'sgrazij manc ved
E cci camina addà zzumpà

RIT.
SolistaA zzit ste commoss fin'all'oss
Ste nchian u zit e fasc tant mosse
CoroMamma lu zit ven zum zum zum
Pigghja la seggia e falla zittà
Paraparapì paaparapà
Dall'u pan e fall mangià
Paraparapì paaparapà
E dopo chicch'e checch che bellezz
S' vas'n e s' fasc'n l' vezz

Hann fatt a cumb'nàt
Pprà ddo mis ddà spusà
Jedd'a robba ste prepar
Cosa grossa è a'ver'tà

Na lettera arruzznit
U cummò do tatarann
Stricatur e assucapann
Colonnetta di chiffon

RIT.
SolistaA zzit ste commoss fin'all'oss
Ste nchian u zit e fasc tant mosse
CoroMamma lu zit ven zum zum zum
Pigghja la seggia e falla zittà
Paraparapì paaparapà
Dall'u pan e fall mangià
Paraparapì paaparapà
E dopo chicch'e checch che bellezz
S' vas'n e s' fasc'n l' vezz

A zzit vuó cu sposa cu'u cappell
Si capiiiisc!!!
Cu'u carr a sei cavall e cu lle ancelle...