venerdì 28 febbraio 2014

Casa è dove...

Attraverso cosa ci si riconosce?
Photo tratta da ARPAT news
che vi consiglio di seguire e leggere.
Io, l'altro ieri, mi sono riconosciuta in un odore, pungente, prepotente, intollerabile.
Si tornava da una mangiata di pesce a Livorno, quando mi sono sentita a casa attraversando l'area livornese degli impianti produttivi, osservando il familiare disporsi di luci nella raffineria, riconoscendo i camini avvolti dal visibile vapor acqueo che contraddistingue le notti industriali.
Anche io mi sono sentita avvolta dal quelle tristi inquietanti nuvole, prodotto antropico, nella mia identità di tarantina, mentre i miei compagni di viaggio vicentina e piacentino si riconoscevano dei brevi banchi di nebbia donati dalle campagne toscane.
E nelle riflessioni notturne, si finisce per interrogarsi sull'epigenetica. se non finisca per diventare epidentità, epicoscienza in uno stato di incertezza e di eterno ricomporsi anche del nostro DNA, figuriamoci del pensiero di sè...

E poi ci si chiede come si possa far tacere quell'inquietudine che ti fa corrugare la fronte, nell'imbarazzo di far parte di una comunità nella quale c'è chi prova un senso di appartenenza in mezzo alla bruma, e chi in mezzo ai prodotti di scarto in stato gassoso di un'industria pesante.



èpi- [dal gr. ἐπί «sopra, in, di più»; talora può significare anche «dopo»]



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