giovedì 5 maggio 2011

I frutti buoni della malerba

Ieri una persona legata alla sezione di Carosino di Sinistra Ecologia e Libertà ha rivelato ad un mio stretto congiunto che forse il mio attacco è così strenuo e costante perché nel suo gruppo vi è un uomo che ho amato.

L’interlocutore ha risposto, conoscendomi bene, che io mi sento sempre libera di esprimere il mio dissenso davanti a quello che proprio non va, allo scopo di contribuire alla sua evoluzione e indipendentemente dagli individui coinvolti.


Questo è il punto.
L’amore.

Il mio congiunto ha saputo in poche parole rispondere al meglio a quella che è un’ipotesi che può togliere forza, legittimazione e valore ad un impegno, seppur piccolo, per il mio paese.

Un’ipotesi che, naturalmente, avranno elaborato in molti, ma che non trova terreno nei contenuti del mio dire, scrivere, fare: essi sono indisponibili a certi venti di parole, a certe piogge scure, a certi umori pesanti. E dal mio blog è possibile verificarlo.

Le mie parole che suonano come accuse violente sono solo evidenze, non invento nulla, scrivo ciò che è sotto gli occhi di tutti o di cui ho avuto esperienza diretta, tant’è che in molti hanno commentato che “non si tratta di nulla di nuovo”, come se una cosa avesse valore solo nel suo essere originale, come se palesare il volutamente sommerso non avesse valore, come se “mettersi sulla bocca di un paese” semplicemente esprimendosi sia come niente.


Questo è il punto.
L’amore può portare a “mettersi sulla bocca di un paese”?

Sì, l’amore può, l’amore è vasto, l’amore ci supera nelle nostre piccolezza, soprattutto se non si tratta dell’amore per una persona, ma per seimilaseicentocinquantanove persone, per la terra che ha dato a noi tutti il nome e l’origine e l’ossigeno e le possibilità, anche se poche.

E allora forse quella persona che pensava che io fossi mossa da amore si sbagliava ma di poco. Sono mossa da amore ma per il mio paese da un lato, per il progetto di un partito che era in linea con i miei pensieri e da cui finalmente mi sentivo rappresentata dall’altro. Questo amore è quello che invisibilmente unisce molti di noi, ma solo se non viene dopo l’amore per se stessi.

Il mio blog si chiama Singolare e collettivo proprio per questo. La mia pienezza di cittadina si compie nella misura in cui contribuisco alla crescita e al benessere della collettività che poi (sottolineo poi) diventa anche il mio di benessere.


Questo è il punto.
L’amore per gli altri diventa amore per se stessi.

E non viceversa, secondo me. Parliamo di politica e per me la politica è questo: fare il bene della collettività. Se questo passa attraverso la lotta, il sacrificio, il fango, il sentirsi dire alle spalle di tutto, il diventare il capro espiatorio di cose sulle quali non ho alcuna influenza, l’essere letta e interpretata con una punta di malizia, il ricevere “attestati di odio” e avvertimenti, il veder minimizzare il mio impegno riferendolo ad una relazione finita, che sia. Non mi spaventa.


Questo è il punto.
L’amore come questione personale?

L’amore è una questione personale.

L’amore è politica nel momento in cui è rivolta ad un territorio, ad una sua visione futura, alla comunità.

La politica è quindi una questione personale. Una questione personale che va oltre i personalismi, proprio perché etero-diretta: diretta verso l’altro, verso una pluralità, verso qualcosa che ci supera in termini di spazio e tempo. E NON VERSO SE STESSI E I PROPRI INTERESSI.

La forza oppositiva del mio agire è dettata da questo: il fatto che le scelte dei politici abbiano una influenza sulla mia felicità, sulla qualità della mia vita, sulla quotidianità della mia famiglia e dei miei amici, sulle possibilità che la mia terra mi offre, inclusa quella di poter tornare. Il fatto che, proprio per questo, i politici debbano esprimere i miei bisogni e trovarne soluzioni, il fatto che debbano fare i miei interessi e contribuire alle possibilità che avrò nel futuro. Il fatto che, perché questo sia possibile, io senta dentro di me il dovere morale di dire quello che penso, di far emergere le mie esigenze, di esprimere il mio pensiero, di darmi voce, DI FARMI RAPPRESENTARE.


Questo è il punto.
L’amore nei miei confronti.

I politici per fare i miei interessi devono amarmi [me come ogni altr@ Carosinese]. Devono fare il mio bene e per farlo devono conoscermi, ascoltarmi, farsi miei portavoce e non portavoce di se stessi. I politici devono scendere dal loro piedistallo e comprendere che il loro lavoro sta nel mettersi al nostro servizio, migliorare la nostra vita, fare il nostro bene.

Io voglio che sia il SEL a rappresentarmi perché il suo progetto parla di me, mi capisce e mi convince, mi ama.

Io voglio che anche il SEL di Carosino mi ami, che i candidati di SEL Carosino mi amino, voglio che la persona che è andata a parlare con il mio congiunto mi ami…

Ed è per questo che la mia forza contestatrice, polemica e critica si scaglia in misura maggiore verso questo partito: perché voglio che mi rappresenti sempre, che rappresenti il meglio ovunque, soprattutto laddove io vorrei dare il mio contributo. E, ad ora, il SEL di Carosino non mi rappresenta.


Per cui non struggetevi nell’odio per me. Perché io non vi odio.

Per cui non combattetemi con la forza. Perché io so femmna di nerbo.

Per cui non interpretate il mio impegno con superficiali ipotesi. Perché io non sono in superficie. Io sono dentro. Perché quella che sembra malerba può portare frutti buoni.


E che sia con o senza di voi, porterò lo stesso i miei piccoli modesti frutti.
Ma buoni.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

SI PROPRIA FORTE

Valentina M ha detto...

Brava mi piaci sempre di più.