lunedì 16 maggio 2011

Votate responsabilmente

"Sabina ..., nata a ... il ..., può votare. Si accomodi nella cabina 1".
La giovane donna che pare avermi riconosciuta anche se io non conoscevo affatto, come le altre persone astanti, mi fornisce matita e scheda elettorale.
Incombe al centro dell'aula della scuola media il cubo di cartone bianco, con la sua femminea fessura.
Lo aggiro e mi avvicino alla cabina. Tenda bianca. Luce fioca.
Le mie pupille si allargano. Le mani stringono.
Un momento per riassestare il corpo nel nuovo ambiente finto-asettico e impersonale.
Abbasso gli occhi ormai normo-senzienti e li lascio appoggiati sul banchetto.
Interpongo la scheda elettorale ancora chiusa tra la superficie di legno lucido e la proiezione sulla retina. Non mi do il tempo di leggere quanto scritto sul lato esterno 'che la apro immediatamente.
Davanti a me un foglio piegato in quattro colonne, di cui solo la prima, a sinistra, macchiata dai colori delle liste del mio paese. Tre liste, tre macchie: una blu, una rossa, una verde.
Il resto del foglio completamente libero.

"Sabi pensa, non essere impulsiva, Sabi pensa" e Sabina ha pensato.
Ha pensato alla proporzione quasi perfetta tra quelle tre liste e il resto della scheda, tra quelle macchie, dei non-segni perché svuotati di significato, e tutto quello che c'era intorno e le conteneva.
"Dove mi colloco io?", mi son chiesta. Ed io non ero in nessuno di quei non-segni. Io non ero in nessuno di quei tre nomi. Io ero altrove ed ero vera e pulsante. Io credevo in qualcosa di diverso. Io credevo di poter agire su quello che il resto della pagina rappresentava e di poterlo fare molto meglio di quanto pensassi io stessa.

"Sabi rifletti, non lasciar parlare l'utopia, Sabi rifletti" e Sabina ha riflettuto.
L'utopia è la mia spinta, l'orizzonte del mio passo. Senza credere di poter dare un contributo migliorativo al mondo, la mia esistenza sarebbe vana. Senza credere di poterlo fare riempiendo di significato i segni, le parole, le azioni, mi prenderei solo in giro. Senza credere di poter agire senza il faro delle mie idee, dei miei ideali, dei miei valori, barcollerei nel buio, come quando ho messo piede in questa cabina.

"Sabi hai scelto, non temporeggiare".
La fedeltà a me stessa, in quello che credo, è la forza della mia mano che muove la matita. La scritta "Ministero bla bla bla" la leggo appena e mi dà ancora più energia mentre contribuisco a decidere con la mia scelta il futuro mio e del mio paese. Mentre contribuisco a decidere del mio Paese.
"Io non scelgo il meno peggio" mi son detta, "La prossima volta ci sarò anche io in quel foglio."

La matita sul legno. Il foglio si ripiega quasi da sé.
Un passo indietro, riesco alla luce, alla vita, alla parte del foglio di cui faccio parte.
Lascio un po' di utopia, come un alone, nella cabina e mi giro.
Mi chiedo, solo uscendo, cosa ho colto di quanto lasciato da chi mi ha preceduta... cosa c'era nella cabina finto-asettica che mi sto lasciando alle spalle.
Intanto il cubo mi attende, mi accoglie, fagocita la mia scelta in mezzo alle altre scelte.
Domani sapremo di questo paese e di questo Paese.

Intanto mi son fatta coraggio.
Ho votato responsabilmente.

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