domenica 21 agosto 2011

Chiuso per ferie - piuttosto muori


Pare che la settimana di ferragosto l'unica esigenza vitale sia la vacanza.
Gli altri bisogni, fino a pochi giorni prima ancora in testa alla piramide di Maslow, crollano inesorabilmente in fondo alla classifica dimenticati dal sistema e dai singoli individui.

Non mi riferisco a qualcosa di rinunciabile, come un taglio dal barbiere o il ritocco del gel sulle unghie dei piedi, come saggiamente suggerito dall'articolo della Merone sul Corriere del Mezzogiorno di ieri.
Non mi sto riferendo nemmeno alla scomparsa di quei mediatori tra Istituzioni e società che sono, per esempio, i partiti, le cui sedi in certi contesti locali restano serrati a farsi scottare dal sole...
[questo per chi aveva ancora l'illusione che i partiti potessero essere un punto di riferimento per l'individuo che tra i suoi adepti dovrebbe cercare un suo rappresentante... e vabbeh!]
Penso a servizi essenziali, irrinunciabili, da garantire davvero 24 ore su 24 e 365 giorni l'anno.

Succede così che per avere una visita specialistica d'urgenza, una persona possa ritrovarsi a chiamare tutti i medici specialisti di sua conoscenza, quelli di conoscenza dei conoscenti, i centri specializzati conosciuti e quelli sconosciuti, i centri non specializzati, gli ospedali e le cliniche, per ritrovarsi di fronte ad una di queste situazioni:
  1. centralinista incazzato/a per la pretesa di esser visitata d'urgenza;
  2. centralinista relativamente cordiale che ti fissa un appuntamento per metà settembre, data l'urgenza!
  3. centralinista che ti rivela con un po' di vergogna che gli specialisti sono in ferie da una settimana e che torneranno tra fine mese e inizio del successivo, per cui sarebbe meglio richiamare più in là;
  4. telefoni che squillano a vuoto;
  5. telefonini spenti;
  6. specialisti che ti rispondono dicendoti di richiamare a settembre 'che anche loro hanno il diritto di stare in ferie;
  7. specialisti che ti rispondono dicendoti di andare al pronto soccorso.
Succede così che, armata di santa pazienza e consapevole già di quello che accadrà, ci si rechi davvero al pronto soccorso dell'ospedale più vicino, come "ultima spiaggia" possibile.
Attesa zero, assistenti, infermieri e medici sonnecchianti nel caldo nulla pugliese.
Accettazione da cinepanettone, con te che ti tieni la parte dolente e l'altra persona che ti parla in dialetto e la vorresti uccidere perché in quel momento non stai capendo nulla e ti sembra arabo e continui a dire "eh?" per un tempo indefinito.
Visita nell'ambulatorio che ti sembra una sana presa per il culo, con il medico di turno che ti tasta senza entusiasmo qua e là, per poi dirti che potrebbe essere questo questo o quest'altro e ti prescrive un farmaco per ognuna di queste cose, giusto per non escludere nulla, e che dice che è anche il caldo e di bere tanto e che ora ti fa una puntura di calmante così non senti più nulla e dormi tranquilla la notte e chi s'è visto s'è visto.

Succede che esci con un sorriso amaro, a parlare con le tue paure e con la tua vita, a chiederti chi te l'ha fatta fare e a suggerirti di mandare in ferie anche la tua salute. 'Che le ferie sono molto più importanti, scherzi?

Fino a dirsi a denti stretti: "Io non rinuncio alle ferie, piuttosto muoio."


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PS. A meno che tu non sia Vasco Rossi, e allora tutto questo NON succede.
Per l'immagine AttribuzioneNon opere derivate alcuni diritti riservati a peppe1987

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