domenica 26 giugno 2011

Il dire e il fare - I congresso S(e)L Carosino

Con le parole di Gramsci*, qualche giorno fa, Massimiliano Bruno Cinque ha aperto la sua mozione durante il congresso del S(e)L di Carosino, il primo, quello per la decisione sulla segreteria dello stesso.
[...] Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”
Chiamare in causa, la propria causa, un politico, pensatore, partigiano come Gramsci ha un peso. Ha un valore.
Queste parole hanno un valore.
Un valore indisponibile che esprimono, in sintesi, delle riflessioni profonde e spesso difficili, un pensiero che ha attraversato e guidato non solo la vita e le scelte di Gramsci, ma anche la storia della sinistra dell'Italia.
Sono parole pregne di senso, che significano essere in un certo modo e agire di conseguenza.

Le parole sono importanti, come urlava Nanni Moretti.
Non possono essere pronunciate come se fosse niente, come se non avessero conseguenze.
In questo caso, le conseguenze sono la necessità che si traducano in azioni.

Auguro al nuovo coordinatore del S(e)L di Carosino, che le ha scelte per presentarsi, di non essere indifferente e di combattere l'indifferenza, di stare da una parte e di difenderla da chi si muove come ammorbante zanzara su acque melmose, di avere cioè il coraggio di PARTEGGIARE come la sezione di Carosino non ha saputo fare dalla sua nascita fino ad ora.

Parteggiare e prendere le distanze da chi non parteggia:
  • aborrire quelle alleanze disgustose con partiti che non parteggiano, che si dicono centristi al solo scopo di potersi muovere a destra e a sinistra a seconda delle opportunità del momento, che rinnegano se stessi e i loro valori di fondo (semmai ne hanno) per adattarsi alla circostanza più conveniente al momento, che non seguono le linee programmatiche del loro partito quando queste non si adattano alle alleanze strategiche temporanee, che se ne fregano degli elementi distintivi, identitarii che dovrebbero caratterizzarli, che forse nemmeno ce l'hanno una identità precisa e, per questo, spesso raccolgono persone opportuniste che fanno della politica un lavoro, un'opportunità di carriera, una comoda strada per soddisfare i proprii interessi personali;
  • aborrire quelle persone degli altri partiti alleati o del proprio partito che, allo stesso modo, non parteggiano, non sanno parteggiare o non vogliono parteggiare, che cioè non si fanno guidare da una idea o ideale definiti, da valori precisi, da un ontologico dirsi e quindi fare, che non si votano al prossimo, al benessere collettivo, all'interesse della cittadinanza ma al proprio, cambiando partito, sigla, parte pur di non perdere i proprii privilegi.
  • odiare chi non parteggia, cioè disprezzare profondamente quel modo di fare politica che non sia chiaramente da una parte, che non sia interessata al bene delle persone, che sia indifferente e apprezzare, piuttosto, un modo di far politica che si lascia coinvolgere nella cosa pubblica, che ritiene la cosa pubblica di tutti, non dei "potenti", che s'interessa, che ascolta, che combatte, che non scende a compromessi.

Auguro al nuovo segretario dell'appena-nata, e già anacronistica, S(e)L di Carosino di avere la forza e il coraggio delle parole. Le ha già pronunciate aprendo la sua mozione: ora deve metterle in pratica.
Vogliamo vederlo parteggiare.
Vogliamo vederlo odiare chi non parteggia.
Vogliamo vedere una politica coerente.
Una politica interessata.
Una politica non indifferente e non asservita agli interessi di pochi.
Una politica di persone coraggiose, coerenti, che ci amano e vogliono e fanno il nostro bene.
Una politica che parla la nostra lingua e che sta dalla nostra parte.
A sinistra.
Libera.
Con un cuore ecologico**...


Una politica degna di rappresentarci.


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*Gramsci, La città futura, 11 febbraio 1917

** Quando lo avrà forse toglierò le parentesi che rinchiudono e minuscolizzano la "e" nella sigla del partito a Carosino.

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